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Pensavo fosse amore, invece era un viaggio in Bolivia – parte 1

Il Paese più povero del Centro America, racchiuso tra le Ande, il deserto Atacama e la foresta pluviale. Un territorio così variegato quanto ancora segnato da una profonda storia. Partiamo per un viaggio in Bolivia che vi lascerà senza fiato.

Viaggiare in Bolivia entrando dal Cile, passando attraverso il deserto di Atacama, è come andare indietro nel tempo di almeno un centinaio d’anni.

Attraversiamo strade asfaltate e strade bianche, fino al non avere strade ben definite. Si devono seguire le tracce lasciate dalle altre auto (da qualche parte porteranno).

Si passa da un capannone dove controllano lo zaino e il furgone nei minimi dettagli (facendo domande prima di timbrarti il passaporto) ad una casetta malmessa, dove il funzionario dell’esercito boliviano ti guarda in faccia, e – a sua discrezione ti può chiedere di pagare una tassa oppure no – e ti mette subito il timbro di entrata o di uscita.

A prima vista potrebbe sembrare una situazione disperata, e per certi versi lo è! Ma poi ti rendi conto che la Bolivia è così per un motivo, e così deve o è destinata a rimanere.

La storia della Bolivia: cenni storici

Non si può comprendere questo meraviglioso Paese senza un brevissimo cenno storico: dopo la liberazione dalla Spagna, ci fu un evento che avrebbe per sempre cambiato la Bolivia: la guerra del Pacifico, combattuta tra il 1879 e il 1884.

Le forze cilene sconfissero quelle di Bolivia e Perù, a cui prese porzioni di territorio. Con questo avvenimento la Bolivia perse lo sbocco sul mare, che a quel tempo era fondamentale per instaurare commerci con il resto del mondo.

Ancora oggi la Bolivia chiede al Cile di poter avere almeno un porto, ma i cileni da sempre glielo negano.

Parlando con la nostra guida, gli ho chiesto come sono i rapporti tra i due paesi, e la risposta è stata netta: “enemigos ahora y por siempre” (nemici ora e per sempre).

E ora veniamo al perché la Bolivia è destinata a rimanere in questa condizione. Il Paese possiede una delle miniere di litio più grandi del mondo, nel Salar de Uyuni, ma sta vendendo la materia prima a poco, anche a causa della corruzione del governo.

La sua situazione politica poi non favorisce uno sviluppo di nessun tipo, in quanto è costituita da 36 nazioni riconosciute, ciascuna delle quali, oltre allo spagnolo, parla la propria lingua, e, in diverse occasioni, ha pieni poteri legislativi e di applicazione della legge.

Il bello però sta proprio qui: la maggioranza della popolazione non è minimamente interessata a vivere come noi occidentali.

Qui i valori sono l’ospitalità, il contatto con la terra, il rispetto delle tradizioni pre-incaiche e incaiche, fuse con quelle cristiane (importate dagli spagnoli) e il rispetto verso gli altri.

Certo che avere un impianto di riscaldamento durante i freddissimi inverni di queste zone farebbe davvero comodo, come anche poter avere un’alimentazione un po’ più variegata, ma la situazione attuale è di diffusa povertà (lo stipendio medio qui è di 280 dollari al mese).

Tour in Bolivia: tre giorni tra le bellezze naturalistiche e storiche

Ma torniamo al viaggio in Bolivia vero e proprio. Con la nostra guida attraversiamo piste nel deserto (qui con automobili 4×4 si arriva ovunque) in posti che hanno mantenuto intatta la loro bellezza selvaggia, dove la padrona è ancora la natura.

I primi paesaggi che si incontrano sono quelli che hanno ispirato i quadri di Dalì, e, se si ha un vago ricordo di queste pitture, di sicuro li si può riconoscere!

Alcuni laghetti spuntano nel bel mezzo dell’area desertica più arida del mondo, tra cui alcune lagune colorate: verdi, azzurre, rosse; i colori sono dovuti alle microalghe, o a una specie di plancton che vive in queste acque.

Nella laguna colorata di rosa si possono osservare, nella giusta stagione, i fenicotteri, che, nutrendosi degli animaletti colorati, assumono il tipico colore rosa.

Cosa vedere in Bolivia?

Il secondo giorno lo si passa nel deserto boliviano, che a pochi km di distanza, offre paesaggi differenti e stupendi.

Dalle formazioni rocciose formasti dalla lava pietrificata che ricordano le forme della coppa del mondo e del cammello, fino ad un complesso che si chiama Italia perdida (perduta), perché al suo interno si può ammirare una formazione rocciosa, che, con molta fantasia, potrebbe assomigliare al Colosseo.

Ma visto che non eravamo sazi di meraviglie, la nostra guida ci porta al canyon Anaconda, dove si può ammirare 1000 metri più giù, il fiume che scorre formando delle anse, davvero simili allo strisciare dell’anaconda.

La giornata finisce dell’ostello fatto interamente di sale.

Il Salar De Uyuni: uno spettacolo da non perdere nel viaggio in Bolivia

Il terzo giorno è quello dedicato al Salar de Uyuni, la distesa di sale più grande del mondo, che grazie alla presenza di alcuni minerali, produce una forma che si ripete in tutta la distesa bianca.

Qui la vita non è possibile, ad eccezione di un’isola popolata da alti cactus e alcuni piccoli animali. Si chiama La Isla Incahuasi e da qui si può ammirare il sole che si alza sul Salar de Uyuni, e produce una colorazione meravigliosa.

Il salar è famoso perché durante la stagione delle piogge, viene coperto da 10-15 cm di acqua, che in alcuni punti rimane fino al periodo piovoso successivo, generando un enorme specchio, tanto che sembra che il cielo non finisca e si fonda con la terra. Purtroppo, quest’anno non è caduta una goccia di acqua, toccherà aspettare l’anno prossimo.

Salutiamo la nostra guida, che alla fine dei tre giorni ha un po’ perso la sua timidezza e riservatezza e – oltre ad essere stato molto professionale e un ottimo pilota e meccanico – è risultato anche molto simpatico.

Il mio viaggio in Bolivia continua in solitaria verso le capitali del Paese… ma questo ve lo racconto nella seconda parte.

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