Avresti mai pensato che da qualche parte nel mondo si mangiasse anche la carne di squalo? Beh, in Islanda a quanto pare lo fanno! O meglio, gli islandesi più tradizionalisti e i turisti più temerari qui possono provare a confrontare il proprio stomaco con uno dei cibi più estremi al mondo. Stiamo parlando della carne di squalo putrefatto, chiamato hákarl o kæstur hákarl (in lingua islandese tradotto come squalo fermentato).
Una tradizione gastronomica affascinante e allo stesso tempo considerata rivoltante da alcuni, ma che merita almeno di essere raccontata (e provata se ti senti coraggioso!).
La carne di squalo putrefatto (o per essere precisi “fermentato”), risale secondo una leggenda tradizionale islandese al 1601, quando uno squalo fu portato sulla riva, lasciato putrefare e asciugare, nei pressi dell’insediamento di Asparvik.
Sino ad allora lo squalo era sempre stato considerato un animale non commestibile per via dell’alto contenuto di ammoniaca presente nella sua carne (è da sottolineare che la carne di squalo fresca è tossica per l’uomo perché ricca di urea e ossido trimetilamminico!).
Nessuno osava quindi assaggiare questa carne finché un contadino la offrì al magistrato della contea e ai suoi uomini, giunti in visita per chiedere cibo a quella popolazione povera. Nessuno rimase avvelenato e anzi gli uomini che soffrivano di scorbuto trovarono giovamento a livello di salute.
Da quel momento l’hakarl è entrato a far parte del folklore islandese.
Riconoscibile a distanza sia dall’odore che dal sapore, l’assaggio di questo prodotto tipico della cucina islandese è davvero un’esperienza unica.
L’odore dell’hakarl rimanda subito all’odore pungente dell’ammoniaca, dovuto al lungo processo di fermentazione che può durare anche fino a sei mesi – tradizionalmente eseguita in una buca scavata nella ghiaia della spiaggia – e alla successiva stagionatura.
Il sapore di questa carne è invece intenso e pungente, con una consistenza piuttosto gelatinosa e gommosa.
Visto il sapore poco convenzionale dell’Hakarl, questo viene spesso servito con un cicchetto di Brennvin (“vino infuocato”), tipica acquavite islandese ottenuta dalla fermentazione del purè di patate e insaporita con semi di cumino.
Insomma, un modo per riuscire ad assaggiare almeno una volta nella vita un pezzo di carne di squalo preparato al tipico modo islandese senza essere travolti dal suo sapore pungente. Un’esperienza da veri stomaci selvaggi!